La Comunità Don Lorenzo Milani di Sorisole nasce nel 1978 per iniziativa di don Fausto Resmini e di un gruppo di volontari. All’interno della Comunità vengono ospitati principalmente minori e giovani in condizioni di disagio e devianza per i quali si propongono percorsi educativi e formativi al fine di consentire il loro recupero individuale. Inoltre, alcuni uomini senza fissa dimora vengono ospitati, per la notte, in alcune strutture della Comunità (“dormitorietto”).
La finalità che la Comunità Don Milani si propone di raggiungere può dunque essere condensata in un unico concetto: consentire un recupero individuale e sociale di soggetti che sono portatori di un disagio esistenziale.
Per raggiungere tale scopo, all’interno della Comunità don Milani di Sorisole lavorano e collaborano tre enti autonomi, ma strettamente collegati tra loro:
Il Patronato San Vincenzo è l’opera Diocesana da cui tutto ha inizio. Non solo è il proprietario di tutti gli immobili, ma è la realtà in cui don Fausto è cresciuto e ha fatto suo il carisma di don Bepo concretizzandolo nel periodo storico attuale, permettendo così di creare nuove realtà educative. Attualmente è il consiglio dei preti del Patronato che nomina il Direttore della casa e si assicura che siano portati avanti gli ideali educativi.
Nasce come Associazione don Milani nel 1989, diventando poi Fondazione don Milani nel 2017. Si occupa dell’accoglienza degli ospiti minorenni della comunità e della parte educativa dei progetti che vengono promossi: percorsi educativi, scuola interna, supporto psicologico attraverso il centro di ascolto e Servizio Esodo. Ha cambiato denominazione nel 2021 a seguito della prematura scomparsa di don Fausto Resmini – avvenuta il 23.03.20 – come segno di gratitudine e profondo riconoscimento per tutte le attività da lui svolte e per gli insegnamenti trasmessi.
Viene fondata nel 1990 su iniziativa di alcuni operatori della Comunità don Lorenzo Milani di Sorisole con lo scopo di offrire un’opportunità di riscatto a giovani e adolescenti in situazione di disagio, disadattamento e/o carcerazione. Il Mosaico si occupa di organizzare e gestire i laboratori all’interno della Comunità. In accordo con enti accreditati del territorio, organizza inoltre corsi di formazione legati alla formazione obbligatoria e ad abilitazioni particolari (es. utilizzo del muletto o del trattore) per i ragazzi accolti in Comunità. Il Mosaico gestisce anche due laboratori di assemblaggio a Lurano, paese di nascita di don Fausto Resmini.
La premessa di fondo alla base di tutte le attività svolte all’interno della Comunità è che chi proviene da situazioni di svantaggio, è stato in carcere o vive da anni sulla strada non è da vedere come un delinquente o mascalzone, ma è un portatore di un disagio su cui è possibile intervenire non con la presunzione di cambiare la persona ma con l’obiettivo di permetterle di vivere meglio la sua realtà individuale e sociale.
Per questo motivo, nelle attività pensate e condotte in Comunità, la persona viene messa al centro di qualsiasi discorso educativo o riabilitativo. Partendo dalla sua sofferenza, dal suo dramma interiore, condividendolo e alleviandolo, si cerca di portarla a prendere coscienza dei propri errori e delle ripercussioni che questi hanno avuto ed hanno su sé stessi e sugli altri, in modo che le sue esperienze negative possono trasformarsi in situazioni costruttive. Per far ciò è fondamentale favorire ogni tipo di “confronto” e di “dialogo” con e fra gli utenti e con le strutture territoriali di riferimento.
Importanti non sono solo il lavoro e la relazione sociale ma anche il recupero di valori umani e spirituali quali la tolleranza, il perdono, il rispetto di sé stessi e degli altri
Il lavoro svolto all’interno della Comunità, si concentra prevalentemente sull’attenzione ai minori preadolescenti e adolescenti più svantaggiati. Attraverso le proprie unità d’offerta, l’associazione intende offrire:
• ai giovani del territorio bergamasco un sostegno per il conseguimento dell’autonomia e, se possibile, per il reinserimento nel contesto famigliare;
• ai giovani di altri territori inviati dall’autorità giudiziaria, un reinserimento nel contesto di provenienza attraverso contatti con i servizi competenti. Il lavoro svolto è dunque prevalentemente educativo, centrato sulla presenza di figure adulte in grado di accompagnare i ragazzi a sperimentare;
• la possibilità di rimettere in moto del processo evolutivo della persona bloccato dalle esperienze di vita, di devianza e delinquenza.
La Comunità intende inoltre educare i ragazzi in modo che:
• facciano esperienza di nuove prospettive di visione della realtà
• costruiscano relazioni positive tra persone ed imparino la capacità di dare e ottenere fiducia;
• sappiano darsi degli obiettivi (es: finire la scuola, cercare e trovare lavoro) e conseguirli;
• imparino ad organizzare il loro tempo libero;
imparino ad assumersi delle responsabilità anche in riferimento agli impegni presi;
• sviluppino un senso della legalità, una coscienza morale che non indulga nel “farla franca” tipico della mentalità giovanile e deviante.
• sappiano riconoscere i propri errori e da lì partire per attuare dei cambiamenti in senso positivo;
• raggiungano un’autonomia affettiva e materiale, quest’ultima da intendersi anche in termini economici e alloggiativi.
Questi obiettivi educativi vengono realizzati attraverso un lavoro di sinergia tra i tre enti e grazie alle competenze degli educatori della Comunità che diventano modelli educativi di riferimento per i ragazzi.
Si tratta di un percorso quotidiano che passa attraverso la condivisione della vita di tutti i giorni, dei momenti sereni e di quelli più duri, dell’attività e del tempo libero, della relazione e della solitudine, del successo e dell’errore. La gestione della vita comunitaria, la relazione educativa, i laboratori del tempo libero, il lavoro e/o il recupero della scolarità obbligatoria, le visite domiciliari, i rapporti con i servizi sociali competenti, la sensibilizzazione del territorio, sono tutte attività attraverso le quali si costruisce e si realizza il progetto educativo che dovrebbe portare il giovane all’autonomia e al reinserimento familiare e sociale.